Almeno tra le mura domestiche, con gli inizi del 2024 ho deciso di seguire una condotta che ho definito con mia moglie di “consumismo elegante”. Prendendo atto che la mia spiccatissima, disastrosa propensione agli acquisti fa arrivare quotidianamente in casa via Amazon strumenti e utensili di rara inutilità (schiaccianoci di forma improbabile, grattugie che spargono il formaggio a terra per la gioia di Carlotta, essiccatori usati sì e no due volte, etc…), ho promesso solennemente di inaugurare una nuova stagione, fatta di sobrietà e contenimento. Pochi acquisti ma giusti. Oggetti di qualità (magari utili, aggiunge lei). Minimalismo casalingo, essenziale e – appunto – elegante. Questo il disegno astratto.
Poi è arrivata la realtà, nelle sembianze di un tostapane. Di mattina, mia moglie ed io accompagniamo la nostra ormai celebrata colazione – albume di uovo o salmone, yogurt greco, burro di arachidi o di mandorle o di nocciole – con due miserrime fettine tostate di pane integrale, unica concessione, in forma di fibre, agli odiati carboidrati. Ma il tostapane (tedesco, solido, buona marca, poche decine di euro di costo) non fa mai il suo dovere. Sarà che sbaglio a posizionare la maledetta rotellina, per cui le fette escono dallo strumento bruciate o ancora congelate. E non solo, una volta scattato il timer devo assestare una micidiale botta alla leva per farle saltare fuori, evitando che restino incastrate. Fatto sta che il risultato è sempre pessimo. E mia moglie lo sottolinea ogni mattina, comportandosi – le dico – come “‘a monaca ‘e Casale” (volgarissima citazione, se volete saperne di più andatevi a cercare il proverbio napoletano).
Così la mia patologia consumistica è riesplosa in tutta la sua gravità. Ho cominciato ad aggirarmi in rete in cerca di un tostapane che conoscesse il suo mestiere, e alla fine ho deciso di buttare quello vecchio, avendone trovato uno digitale. Uno strumento che non prevede rotelline e preistoriche leve meccaniche da azionare, ma funziona con il più innovativo dei display. Vari programmi, cottura e tempi diversificati per sandwich, bagel e così via. Uno depone gentilmente le fette di pane all’ingresso, poi fa tutto lui. E alla fine il trillo leggiadro di un campanellino ti avvisa che l’operazione è conclusa.
Il prezzo di questo oggetto manco ve lo dico (anche questo andatevelo a cercare, io mi vergogno a confessarlo). E non so se è stato proprio un atto di consumismo elegante, visto che nel frattempo ‘a monaca ‘e Casale continua a essere del tutto insoddisfatta della tostatura delle fette. E sostiene che l’oggetto è pure brutto.