Stamattina Matteo Renzi ha scritto un editoriale sacrosanto su “il Riformista”, parlando della crescita esponenziale dei disturbi alimentari, di bulimia e anoressia, e di una varietà di problematiche ad essi legati, che riguardano in particolare l’universo giovanile. Sofferenze molto spesso di origine e natura psicologica che si fanno avanti in anni difficili, ma – a mio avviso – rimandano ad una cultura diffusissima che non ha ancora dato centralità alle tematiche della salute e della buona alimentazione. D’altronde, nel mio piccolo, ho chiamato “Vita vera” questo spazio nella home del mio sito, proprio per segnalare la distanza abissale che c’è tra i problemi che viviamo quotidianamente e la loro rappresentazione. E per dire che oggi l’azione politica più importante è maturare un approccio giusto alle tematiche concrete delle persone (del singolo): è quello che fa la differenza tra una comunità evoluta e una società immersa nella spirale della depressione sociale e civile (ed economica, perché le cose stanno insieme). È un lavoro che va certo promosso sul piano istituzionale, con norme e risorse a disposizione. Ma è soprattutto una mobilitazione permanente da sviluppare individuo per individuo, nei luoghi deputati alla formazione, creando senso comune nelle famiglie, nei circuiti amicali, e – mi si scusi per la crudezza – anche generando progressivamente uno stigma sociale nei confronti di chi si adagia in stili di vita malsani. So che qui si apre una legittima polemica sulla libertà di ognuno, anche quella di farsi del male. Questa libertà, anche volendo, nessuno può toglierla a nessuno. Ma nessuno può impedire alla società di prefiggersi degli obiettivi generali, che possono migliorare la vita di tutti. D’altronde solo pochi anni fa si fumava nei cinema e persino negli aerei. Oggi non si può e nessuno grida allo scandalo. Perché si sa che il fumo fa male e cercare di limitarne l’uso viene considerata una buona cosa da chiunque.
Ciò detto, c’è un punto delicato che rimprovero al Renzi di stamattina. Benissimo l’apertura di una grande battaglia di civiltà su questi temi. Meno bene affiancarla alla polemica politica o a scelte sbagliate del governo. Perché così facendo un grande obiettivo che dovrebbe essere condiviso da tutti finisce per diventare pura propaganda.