Il salto di qualità

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Da trent’anni – in stretta alleanza con i media – le procure condizionano pesantemente la vita pubblica italiana, attraverso le cosiddette inchieste ad orologeria. Il meccanismo è semplice e sperimentato. Basta mettere sotto tiro un politico con una qualche responsabilità, stargli addosso per mesi o anni (spendendo i soldi dei contribuenti, naturalmente), facendo scattare al momento giusto (con le elezioni alle porte, in genere) avvisi di garanzia o anche arresti per fare le cose in grande, regalando alla stampa materiali coperti da segreto istruttorio, quindi celebrando il processo sui media e distruggendo il politico di turno, risparmiandosi il fastidioso passaggio elettorale. Roba di ordinaria amministrazione in Italia. Nessuno se ne scandalizza più, se non qualche ininfluente portabandiera del garantismo.

Ma quello che è accaduto in questi giorni intorno a Christian Solinas, Presidente uscente della regione Sardegna, costituisce un vero e significativo salto di qualità. Perché la sua incriminazione è stata accolta con giubilo da tutti, nessuno escluso. La Procura ha tolto le castagne dal fuoco innanzitutto a Salvini che non vedeva l’ora di scaricarlo, ha fornito un assist alla Meloni che rafforza i suoi insediamenti territoriali, ha regalato – ecumenicamente – argomenti alle opposizioni per la loro campagna, ha riaperto i giochi nelle altre regioni che andranno al voto. Un grande stratega non avrebbe potuto immaginare una mossa politica più efficace.

Così il povero Solinas – che non sarà stato un grande Presidente ma, anche nella circostanza, ha mantenuto una sua postura mite e dignitosa – ha battuto ogni record. Nessuna voce si è levata a suo sostegno, neanche tra i pochissimi eroi del flebile e minoritario garantismo italiano. Non uno che abbia pronunciato la frase di rito (il processo va fatto in tribunale, fino ad allora sono tutti innocenti e bla bla). E lo scandalo giustizia ha fatto un bel passo avanti. La Santa Alleanza tra giudici e media si è allargata ai politici. Tutti insieme contro la giustizia, fastidioso e lontano orpello dello Stato di diritto.