La dieta mediatica

Da molti anni cerco di condurre una vita sana, fatta di molto movimento e alimentazione appropriata. In particolare, da tempo e con risultati soddisfacenti, ho dichiarato guerra a zucchero e sale. Non ho pressione alta né glicemia in eccesso, ma tutte le informazioni disponibili ci dicono che quei granelli bianchi così stuzzicanti e piacevoli possono fare molti danni. Così li ho più o meno eliminati. Ed è ormai cambiato anche il mio gusto, al punto che oggi non gradisco più cibi salati, non impazzisco per i dolci, etc…

Da tempo mi sottopongo ad una dieta analoga sul piano mediatico. Do uno sguardo quotidiano alla rutilante produzione informativa (giornali, siti, social; molto meno la Tv, che non seguo mai), ma non mangio nulla: nello scintillante, coloratissimo negozio di marshmallows informative entro ogni giorno solo per mettere alla prova la mia resistenza, diffidando fortemente di nuovi prodotti, (sempre più sofisticati, fatti di titoli sparati e acchiappa-click, immagini violente ma false, etc…), magari soffermandomi solo su qualcosa che appare (appare!) in prima battuta più sano (un commento freddo, un titolo sobrio, un grafico ben fatto…).

Viviamo in una società informivora, dicono gli studiosi. E i danni dell’obesità mediatica che provoca sono sotto i nostri occhi. Ognuno parla di tutto, sentendosi autorizzato a farlo, diventando un pachidermico e ridicolo guru di sé stesso. Proviamo invece a difenderci seguendo un’adeguata dieta mediatica. Senza rivolgerci a dietologi e nutrizionisti: sono quelli che ci riempiono di chiacchiere illudendoci di poter dimagrire continuando a mangiare. Per sconfiggere l’obesità mediatica bisogna semplicemente smetterla di abboffarsi di notizie. Tranquilli, dopo un po’ scoprirete di non avvertirne la mancanza.