Un altro bel primato per l’Europa: la prima legge al mondo sull’intelligenza Artificiale. Dopo le centinaia di direttive che “armonizzano” (creando generalmente ostacoli e barriere) i requisiti tecnici, le norme di sicurezza, le procedure di valutazione di qualunque prodotto immesso sul mercato interno, dopo le norme sulla curvatura dei cetrioli o sul numero di piselli (almeno 3) che un baccello deve contenere, ecco che ci gonfiamo il petto, noi abitanti della vecchia Europa, piccola penisola dell’estremo occidente asiatico, per aver piazzato altri paletti all’innovazione e alla creatività con la legge sull’IA. Norma che, per dirla in sintesi: 1) classifica il rischio dell’IA, invece di esaltarne le potenzialità incentivandone l’utilizzo; 2) impone requisiti e valutazione ex-ante per i sistemi di IA, frenandone così concretamente lo sviluppo; 3) richiede trasparenza e tracciabilità alle piattaforme IA (e questo è giusto); 4) prevede la supervisione umana, cioè di una selva di burocrati, sui sistemi di IA; 5) istituisce un sistema di governance europea per facilitare l’attuazione e gli adeguamenti normativi; 6) difende in tutti i modi il diritto d’autore, (in particolare a tutela di quel vecchio arnese che è il giornalismo) che è il freno più potente, sotto tutte le latitudini, all’estro, alla genialità dei singoli. L’unica cosa positiva di questa legge è che verrà attuata tra due anni, quando l’Intelligenza Artificiale comincerà ad essere superata da qualche nuova tecnologia meravigliosa…
L’altra consolazione, direi una certezza, è che comunque non riusciremo a fare dell’Intelligenza Artificiale un’Intelligenza Artificiosa. Per fortuna ci saranno sempre umani (scienziati, tecnologi, startupper, etc…) che continueranno a esplorare il futuro e ce lo regaleranno. Mentre politici e burocrati resteranno ad inseguire il piccolo mondo antico.