L’innovazione con il freno a mano

  • Autore dell'articolo:
  • Categoria dell'articolo:POV

Un amico mi segnala un articolo apparso ieri sul sito del Partito democratico (“Le persone al centro della rivoluzione digitale”), a firma Marianna Madia, che ho sinceramente apprezzato a suo tempo come ministro della PA. Incuriosito, sono andato a leggere il pezzo (scritto in forma di decalogo), e vi ho plasticamente trovato la ragione di fondo della mancanza di identità e profilo del PD, il perché del suo essere un organismo perennemente incompiuto.

Dopo una premessa che magnifica la rivoluzione tecnologica, l’Intelligenza Artificiale, e la sfida globale della società digitale, ecco in sintesi i punti: 1) Sì intelligenza artificiale e robotica, ma centralità dell’essere umano; 2) competenze digitali necessarie per lo sviluppo, ma per garantire i diritti e evitare le emarginazioni; 3) paese più digitale ma più democratico, affinché le tecnologie non siano discriminatorie; 4) le persone devono controllare i propri dati, per contrastare il potere delle (sic) multinazionali; 5) Pubblica amministrazione digitale, per contrastare la corruzione; 6) le multinazionali (ancora) devono pagare le tasse (qui non c’è ma); 7) le infrastrutture digitali devono essere sicure e rispettose dei diritti delle persone; 8) lo Stato deve sostenere l’innovazione dell’impresa; 9) innovazione, ma ambientalmente e socialmente sostenibile 10) sicurezza informatica, per proteggere la sovranità nazionale.

Vi assicuro che ho solo un pochettino forzato il testo dei 10 punti, ma il senso generale del manifesto è questo. Si faccia la rivoluzione digitale, ma. Si sviluppi l’IA, ma. Si facciano le riforme, ma. Inevitabilmente tutto rimanda la sensazione che il PD non crede affatto che la rivoluzione in cui siamo immersi possa portare crescita, sviluppo, benessere. Ma che ci si debba preoccupare di arginarla, di contenerla. Insomma innovazione, ma con il freno a mano. La maniera peggiore di affrontare il futuro: non si ha il coraggio di essere driver del cambiamento, senza essere credibili come difensori del passato.

E’ la sorte dell’attuale PD, più in generale. Non essere né carne né pesce, vivere di risulta, come puro baricentro di un vecchio sistema che sopravvive, solo perché le alternative sono impresentabili e inaffidabili.