Sbrigatevi

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I sondaggi non servono a dirci chi vincerà le elezioni. Non più, ormai da un ventennio: ricordatelo (e andate a verificare). Tutte le previsioni di voto toppano per un motivo semplice: gli elettori-cittadini del nuovo mondo “post” trasferiscono nelle urne un mix di sentimenti dominanti (sfiducia nelle forme tradizionali di rappresentanza, voglia di protagonismo/disintermediazione, ricerca ossessiva del nuovo) che maturano e si sedimentano in tempi medio-lunghi, ma poi si traducono in una scelta solo nelle ore, a volte nei minuti che precedono l’ingresso nella cabina elettorale. E’ in quei momenti che si produce il salto quantico che fa la differenza a favore dell’uno o dell’altro dei diversi contendenti, facendosi beffe dei numeretti circolati nei giorni precedenti nelle segreterie di partito e nelle redazioni.

I sondaggi servono invece – fuori dei periodi elettorali – a farci cogliere i trend in atto. Anche in questo caso per un motivo molto semplice: perché – essendo periodici, ricorsivi, e non particolarmente impegnativi in quanto legati a scelte elettorali virtuali, non da compiere effettivamente – rappresentano con un buon margine di approssimazione gli spostamenti di umore dell’opinione pubblica, provocati e registrati in relazione a eventi specifici, poi messi a fuoco e amplificati dal mainstream mediatico.

Tutto questo per dire che le ultime indagini, che danno la Lega sopra il M5S, e le due forze sommate al 57% contro il 51% preso il 4 marzo, non vanno prese come il Vangelo, ma vanno considerate piuttosto sul serio. Come espressione di una tendenza che individua in Salvini un leader forte, in Di Maio un competitore poco brillante e – attenzione –  fotografa i due partiti non come una coalizione (al contrario di quanto prevedeva/sperava Renzi nel suo discorso al Senato di qualche settimana fa) ma come il bipolarismo prossimo venturo.

Perché e come, nell’opinione pubblica, finisce per determinarsi questo convincimento? Ancora una volta per una ragione semplicissima: perché gli unici attori in campo sono loro. Salvini e Di Maio, la Lega e i Cinquestelle. Mentre le opposizioni non toccano palla, hanno la testa rivolta al passato e si perdono in discussioni interne.

Normale, direte, e anche io lo penso. Non si può pretendere che, a qualche mese da un voto pesantemente negativo, Pd e Fi siano in gioco con la freschezza e il dinamismo necessario, o che impongano l’agenda pubblica e mediatica al governo. Massima comprensione per loro, in particolare per il Pd che è il vero sconfitto del 4 marzo, ha da curarsi molte ferite e deve peraltro imparare da zero a fare opposizione, mestiere che la sua classe dirigente non conosce.

Il punto è – tornando ai sondaggi di questi giorni – che tempo non ce n’è. Se il Pd non da cenni di vita subito, il rischio è che quelle tendenze si fissino nella testa degli elettori, che si dia per scontato l’esistenza nei fatti di quel bipolarismo, e che il Pd non trovi più lo spazio per tornare protagonista politico. Il rischio è la marginalità, l’inutilità.

Come evitare questo destino? Armandosi di coraggio, mettendo in campo una novità, qualcosa che sparigli. E c’è un solo modo per farlo, nel mondo “post”. I dirigenti del Pd devono guardarsi negli occhi e investire, scommettere direi, su una figura nuova in grado da domani di presentarsi sulla scena e rimettere in gioco il partito.

Mi dispiace se – nel mio piccolissimo – finirò un po’ per bruciarlo, ma secondo me questa figura c’è. Si chiama Marco Bentivogli. E’ un sindacalista apprezzato, popolare e moderno, capace di dire verità scomode anche ai suoi, estraneo al “sistema” per dirla banalmente, certamente pronto per scorciarsi le maniche e andare nei mitologici territori a ricostruire gruppi dirigenti, votato alla difesa del lavoro ma con occhi spalancati verso il futuro. Insomma la persona giusta, al momento. Poi si discuterà – e si vedrà sul campo – se ha la stoffa del leader, se potrà rappresentare l’alternativa alla trimurti che ci governa. Nel frattempo, se vuole evitare il dimenticatoio, il Pd lo metta rapidamente in campo. E forza Marco.

Questo articolo ha 9 commenti

  1. Masi

    Chi è Franco? Mi pareva che sponsorizzassi Marco Bentivoglio,
    e concludi Forza Franco? E chi è?

  2. Masi

    Chi è Franco? Mi pareva che sponsorizzassi Marco Bentivoglio,
    e concludi Forza Franco? E chi è?

  3. Masi

    Chi è Franco? Mi pareva che sponsorizzassi Marco Bentivoglio,
    e concludi Forza Franco? E chi è?

  4. Masi

    Hai correto!

  5. Masi

    Hai correto!

  6. massimo ricciuti

    Caro Claudio, mi trovi sempre in sintonia…però stavolta credo che la realtà imponga ancora più coraggio…superiamo pulsione idenditarie, superiamo un “brand” ormai obsoleto e logorato (lo dicesti anche tu) e spingiamoci nella direzione di un soggetto (quale sarà la forma non lo so…un’aggragazione, un rassemblement) fortemente “aggregante e declinato al futuro…in grado subito di muoversi nella linea “open society” v/c “close society”…una forza che vada oltre i campi tradizionali , che li comprenda, li imbastardisca e li superi! Tutti dai socialisti ai liberali, laici, radicali europeisti senza se e senza ma… (sono per la linea Gozi-Verhofstadt) ma facciamolo presto! ps. fatti sentire, dai!

  7. massimo ricciuti

    Caro Claudio, mi trovi sempre in sintonia…però stavolta credo che la realtà imponga ancora più coraggio…superiamo pulsione idenditarie, superiamo un “brand” ormai obsoleto e logorato (lo dicesti anche tu) e spingiamoci nella direzione di un soggetto (quale sarà la forma non lo so…un’aggragazione, un rassemblement) fortemente “aggregante e declinato al futuro…in grado subito di muoversi nella linea “open society” v/c “close society”…una forza che vada oltre i campi tradizionali , che li comprenda, li imbastardisca e li superi! Tutti dai socialisti ai liberali, laici, radicali europeisti senza se e senza ma… (sono per la linea Gozi-Verhofstadt) ma facciamolo presto! ps. fatti sentire, dai!

  8. Monica Montanari

    Questa analisi non è vera. Chattando sui social percepisci che il nemico comune di tutti, (non solo i 5S e Lega ma anche FI) è RENZI. È scioccantemente così: il governo Renzi ci ha massacrato, i negozi chiudono, le famiglie non superano la prima metà del mese, mentre si diffondono negozi gestiti da pakistani e cinesi e ai migranti danno casa e pacchi cibo. Questa la vulgata che conoscete benissimo. Anche a oggi con lo spread stabilmente sopra di 100 punti rispetto a prima dell’arrivo dei cazzoni, tutti i supporter del governo boccalarga parlano sempre e solo del PD. Dunque il rischio di marginalizzazione non lo vedo, per lo meno finché Renzi resterà in campo. È il loro Joker e, quanto a me, dico che se Joker deve essere, Joker sia. Abbandoni la chiave scoutistica e riscopra la vena scorretta degli esordi. A la guerre com’ a la guerre.

  9. Monica Montanari

    Questa analisi non è vera. Chattando sui social percepisci che il nemico comune di tutti, (non solo i 5S e Lega ma anche FI) è RENZI. È scioccantemente così: il governo Renzi ci ha massacrato, i negozi chiudono, le famiglie non superano la prima metà del mese, mentre si diffondono negozi gestiti da pakistani e cinesi e ai migranti danno casa e pacchi cibo. Questa la vulgata che conoscete benissimo. Anche a oggi con lo spread stabilmente sopra di 100 punti rispetto a prima dell’arrivo dei cazzoni, tutti i supporter del governo boccalarga parlano sempre e solo del PD. Dunque il rischio di marginalizzazione non lo vedo, per lo meno finché Renzi resterà in campo. È il loro Joker e, quanto a me, dico che se Joker deve essere, Joker sia. Abbandoni la chiave scoutistica e riscopra la vena scorretta degli esordi. A la guerre com’ a la guerre.

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